Pronti per la grande sfida della 24 Ore di Daytona

Con le prove libere che hanno visto la Dallara LMP2 numero 47 del team Cetilar Racing chiudere con un miglior quarto posto giovedì con Antonio Fuoco e con il quinto di Giorgio Sernagiotto oggi, si respira ormai a pieni polmoni l’atmosfera della 24 Ore di Daytona che prenderà il via domani alle 15.40 ora locale, quando in Italia saranno le 21.40.

Dopo uno straordinario Roar Before the 24 della scorsa settimana, quando Roberto Lacorte e lo stesso Fuoco sono stati privati di una probabile vittoria nella qualifying race a causa di un problema allo sterzo sopravvenuto negli ultimi minuti, l’obiettivo pare chiaro. 

Da parte di Lacorte, Fuoco, Sernagiotto e Andrea Belicchi c’è infatti l’intenzione di lottare per un podio che sarebbe eccezionale. Quanto per il fatto che questa è appunto l’ultima apparizione della gloriosa Dallara LMP2 numero 47, in precedenza già impiegata nella serie ELMS e poi nel Mondiale FIA WEC, nonché nelle ultime quattro edizioni della 24 Ore di Le Mans. Sia essendo il team Cetilar Racing l’unica squadra tutta italiana al via; un primato certamente storico per questa gara a stelle e strisce che si disputa nel medesimo format dal lontano 1966 e che giunge alla sua 59ª edizione.

Giorgio oggi ha fatto un bel giro, stampando un ottimo tempo. Devo dire che ci voleva proprio – ha dichiarato Roberto Lacorte – Stiamo lavorando nella giusta direzione“.
Sono molto contento delle libere perché ho trovato il giusto ritmo – ha commentato Giorgio Sernagiotto – Nell’ultima sessione disponibile sono riuscito a fare un bel tempo. In gara cercheremo di restare nel gruppo e di sfruttare ogni buona occasione. Sono piuttosto ottimista“. 
Direi che al momento è tutto Ok – ha aggiunto Antonio Fuoco – Abbiamo verificato nelle libere il lavoro fatto sulla vettura. Scopriremo domani dove siamo realmente. Speriamo di fare davvero una bella 24 Ore“.
Le condizioni cambiano molto e di continuo, ma posso dire che la vettura è a posto. Su questo siamo certi“, ha concluso Andrea Belicchi.

Per potere seguire dal vivo la gara, prima prova dell’IMSA WeatherTech Sportscar Championship, ci si può sintonizzare su Imsa TV. Il live timing verrà invece proposto qui.

Verso Daytona: intervista ad Antonio Fuoco

Tra i giovani piloti italiani del momento, Antonio Fuoco, driver della Scuderia Ferrari Team, è alla sua prima gara con Cetilar Racing.

Un esordio notevole, visto che parliamo della 24 Ore di Daytona…

Sarà la prima esperienza con Cetilar, la mia prima 24 Ore e la prima gara con un prototipo LMP2. Sarà importante cercare di adattarmi il prima possibile alla macchina ed entrare in confidenza con la squadra e i compagni. E’ il punto principale su cui sto lavorando di più in questi giorni.

Prima di Daytona avete disputato a Pisa una due giorni di allenamento con i nostri preparatori, Alessio Erra e Filippo Della Latta di Athletica: come ti sei trovato con gli altri piloti?

Molto bene, sono più grandi, hanno più esperienza di me ed è sempre un piacere stare con persone che possono trasmettermi qualcosa, sulla base, appunto, della loro maggiore esperienza. In questo caso, nello specifico delle gare di durata hanno molto da insegnarmi. Il week end a Pisa è stato bello e costruttivo, abbiamo fatto ottimi allenamenti, abbiamo spinto e fatto gruppo. E’ stato importante per conoscerci meglio prima di arrivare qui a Daytona, perché abbiamo costruito una base da cui partire. 

Che esperienze hai di gare negli Stati Uniti?

Nel 2014 ho partecipato a una Florida Winter Series con la Formula Abarth, un campionato organizzato alla maniera europea, quindi diverso dagli altri che si disputano qui. Non ho molta esperienza di campionati americani e non vedo l’ora di capire come funzionano: da quello che ho sentito è un mondo a sé rispetto all’Europa, quindi sono molto curioso di approfondire.

Che idea ti sei fatto della 24 Ore di Daytona?

E’ una gara molto particolare, può succedere di tutto, soprattutto con le safety car. Sarà importante restare sempre lì, per sfruttare ogni occasione al momento giusto. 

Cetilar Racing protagonista al ROAR di Daytona

Ottimo inizio per Cetilar Racing al debutto a Daytona con un super equipaggio tutto tricolore formato da Roberto LacorteGiorgio SernagiottoAndrea Belicchi e il nuovo arrivo Antonio Fuoco, tutti e quattro anche loro al proprio esordio assoluto nella classica gara endurance della Florida, primo round del calendario IMSA WeatherTech SportsCar Championship.
Una gara che segna inoltre l’ultima apparizione della Dallara LMP2 numero 47, protagonista di ben quattro edizioni consecutive della 24 Ore di Le Mans portate tutte a termine con risultati più che lusinghieri (incluso il nono piazzamento ed il settimo di classe conquistato nel 2017) e compagna di avventura nella duplice sfida della serie ELMS prima e poi nel Mondiale FIA WEC, nel corso della stagione 2019-2020.
A sferrare la prima zampata è stato Lacorte, sabato autore di un eccellente terzo responso di categoria al termine delle qualifiche per il Roar Before the 24, decisivo per definire lo schieramento della stessa 24 Ore di Daytona che prenderà il via il prossimo weekend. Per lui il responso di 1’38″573, di appena 41 millesimi superiore a quello della Oreca della High Class Racing che l’ha preceduto.
Quindi, nella gara del “Roar”, Lacorte e Fuoco sono stati assoluti protagonisti, portandosi al comando e lottando per il successo fino all’ultimo, quando un problema allo sterzo li ha costretti allo stop classificandosi sesti della LMP2.
Lacorte all’inizio è riuscito a gestire bene la situazione, in condizioni di pioggia. Fuoco, salito in macchina per il secondo stint, quando la pista ha iniziato ad asciugarsi, è stato quindi perfetto nelle fasi finali.
Abbiamo visto che siamo competitivi. Dopo alcune stagioni difficili, grazie a un regolamento che ci fa essere vicini alle altre vetture, siamo venuti fuori noi piloti – ha commentato Lacorte – Una sensazione dolce e amara al tempo stesso. Peccato infatti per la beffa finale. Ma questo è il nostro sport. Adesso bisogna pensare però alla 24 Ore di Daytona della prossima settimana“.

Verso Daytona: intervista ad Andrea Belicchi

Super appassionato di Stati Uniti, Andrea Belicchi non vede l’ora di assaggiare l’asfalto del Daytona International Speedway, vero e proprio tempio della velocità a stelle e strisce.

Andrea, cosa provi in questo momento?

Sensazioni magnifiche, perché è la prima vota che partecipo alla 24 Ore di Daytona. C’è molta eccitazione per capire la gara, le sue difficoltà, tutti i vari aspetti che accompagnano un evento così importante e significativo. E poi c’è la voglia di conoscere un circuito molto particolare in cui ho già girato, ma poco, quindi tutto da scoprire.

Gli Stati Uniti per te sono una passione. E un serbatoio di bei ricordi…

Ho corso in più occasioni in America e mi piace molto. Ho partecipato alla 12 Ore di Sebring un paio di volte e anche alla Petit Le Mans, che abbiamo vinto nel 2012 con Rebellion. Ricordi magnifici. E poi si, è vero, ho una grande passione per gli Stati Uniti, mi piace il Paese in generale, l’idea del sogno americano. Nello specifico del motorsport adoro la loro passione per lo spettacolo, anche da parte delle organizzazioni: l’attenzione nel creare lo show per il pubblico, ma anche per i piloti, con gare tenute vive, magari anche a discapito di chi è in testa con un grosso vantaggio… Il risultato è che il pubblico si gode gare vive fino alla bandiera a scacchi, con l’incognita sul risultato finale.

Quali sono le principali difficoltà tecniche di una gara come la 24 Ore di Daytona?

Lo scopriremo fra poco… A livello di affidabilità credo sia molto dura per il motore, perché sui banking vai a full gas per parecchio tempo. Andare a un alto regime di rotazione per tre quarti di giro è una bella sollecitazione per il motore. E poi penso anche agli organi di trasmissione, che soprattutto nel banking possono soffrire, e agli pneumatici, perché alle alte velocità e sul banking si stressano molto. Per noi è una gara nuova, abbiamo diverse ipotesi ma le verificheremo in questi giorni direttamente in pista. 

Verso Daytona: intervista a Giorgio Sernagiotto

Appassionato di motorsport praticamente da sempre, grazie alla passione trasmessagli dal papà Renzo, Giorgio Sernagiotto, 39 anni, può vantare una lunga esperienza che va dai go-kart al vetture gran turismo e ai prototipi. Con Cetilar Racing fin dalla nascita del team, è stato, tra le altre cose, Vicecampione del Mondo Trofeo Maserati e Campione del Mondo Coppa Shell con Ferrari.

Lo scorso marzo la prima corsa in USA ad Austin, ora si torna, ma è una gara diversa, perché è “La Gara”… Che sensazioni provi a un paio di settimane dalla 24 Ore di Daytona?

Dopo Le Mans, la 24 Ore di Daytona è la grande classica, una delle gare che un pilota DEVE fare. Poter essere al via dell’edizione 2021 mi rende felice, orgoglioso e voglioso di ben figurare! Dallo scorso anno ad ora ci è cambiata la vita a tuti, ad Austin nel febbraio scorso il Covid era ancora lontano e non spaventava più di tanto, a ripensarci vengono i brividi. In soli 11 mesi abbiamo rivoluzionato le nostre vite, la nostra quotidianità, il modo di viaggiare e di porsi con gli altri. Anche in termini motorsport è molto diverso, ma la lotta in pista è sempre al massimo!

A livello fisico e mentale, come vi siete preparati? Avete fatto qualcosa di particolare?

Con l’emergenza Covid i calendari 2020 sono stati rivoluzionati e dal giugno scorso non abbiamo praticamente mai staccato quindi fisicamente siamo in forma e subito dopo capodanno abbiamo anche fatto uno stage di preparazione atletica tutti insieme a Pisa. E’ stato molto bello perché abbiamo fatto subito gruppo e nonostante la fatica ci siamo divertiti insieme.

Che idea ti sei fatto della 24 Ore di Daytona? Hai avuto qualche feedback particolare da colleghi piloti?

Da quello che mi hanno buying valium detto alcuni amici piloti, la pista ha 2 anime, una molto lenta e tortuosa detta infield e l’altra iper veloce che è parte dello speedway e la variante bus stop. Quindi dicono che la differenza si faccia sul veloce, mentre sul lento c’è da gestire gomme e sforzi fisici.

Cosa differenzia il motorsport USA da quello europeo, regolamenti a parte?

L’atteggiamento aggressivo e d’attacco è nel DNA dello sport USA. Comportamenti super difensivi con chiusure di traiettoria che si vedono in Europa, negli Stati Uniti d’America non solo vengono sanzionati ma vengono visti come atteggiamenti da deboli. Poi c’è la cultura e il rispetto per tutti coloro che sono coinvolti nello sport, soprattutto in Italia se lavori nello sport (o anche nello spettacolo) sei sempre visto come un eterno bambino, un Peter Pan a cui ci si approccia sempre col sorrisino quasi compassionevole della serie “quando metterai la testa a posto”. In USA invece la professione di sportivo è considerata allo stesso livello di un qualsiasi altro professionista con lo stesso rispetto e lo stesso peso sociale, e questo si rispecchia anche sul coinvolgimento del pubblico che vive e tifa per tutti i piloti in pista.

Vieni da una lunga esperienza nell’endurance condita da quattro 24 Ore di Le Mans con la Dallara LMP2, ma a Daytona sarai un rookie. Quanto conta l’esperienza di Le Mans?

Le Mans è il “Master” dopo l’università, Daytona è l’Univervità, quindi sulla carta sono tranquillo ma… è una pista strana con variabili diverse da quelle a cui siamo abituati a gestire. Le vetture più lente come le LMP3 e le GT3, il banking, sono tutte novità e grazie anche agli spotter le gestiremo al meglio delle nostre possibilità. 

Verso Daytona: intervista a Roberto Lacorte

Uomo abituato alle grandi sfide, che si tratti di sport o di imprenditoria fa poca differenza, Roberto Lacorte non vede l’ora di assaggiare l’asfalto del Daytona International Speedway, ultima esperienza in pista con la Dallara di classe LMP2 numero 47. Da giovedì sarà in Florida, prima per il ROAR (Roar Before the Rolex 24) e poi, nel week end del 30-31 gennaio, per la leggendaria 24 Ore di Daytona (Rolex 24), con Cetilar Racing nuovamente unico team italiano impegnato nell’ambito dei prototipi.

Lo scorso marzo la tua prima esperienza in pista negli Stati Uniti, ad Austin. Ora si torna in America, ma è una gara diversa, perché è “la Gara”… Che sensazioni provi a un paio di settimane dalla 24 Ore di Daytona?

C’è la curiosità di andare a correre una 24 ore in stile americano, con logiche, regolamenti, atmosfera, tutto completamente diverso da come siamo abituati. Anche la gestione tecnica, cambia molto. E’ un’esperienza in cui volevamo cimentarci per scoprire qualcosa di nuovo, e sarà molto utile. Poi c’è comunque la voglia di tornare a correre, fortissima. E farlo con un equipaggio allargato con l’innesto di Antonio Fuoco, è ancora più stimolante anche per noi, un nuovo modo di misurarsi con un pilota giovane e veloce.

Perché la scelta è caduta su di lui? Che impressione hai avuto dopo il vostro primo incontro?

Perché prima di tutto è molto veloce e lo ha dimostrato sempre, in qualsiasi categoria ha corso. Antonio mi è stato consigliato fortemente da Amato Ferrari, è una combinazione perfetta con noi e siamo molto felici di averlo in squadra. E’ una persona gradevolissima, molto preparato e accurato in tutto ciò che fa, un professionista vero. 

Sarà l’ultimo ballo con la Dallara #47: in questo momento qual è il sentimento che prevale? 

La gioia di farla correre in un ambiente sulla carta più confortevole per le sue caratteristiche. Abbiamo sempre incontrato molte difficoltà, a causa della sua scarsa downforce, ma a Daytona serve meno, c’è bisogno di tanta velocità e su questo non siamo messi male. Quindi correre in condizioni in cui possiamo dire la nostra, su una pista che sposa bene la nostra macchina e ci mette in condizioni di confrontarci con gli altri, è un grande stimolo. 

Quali sono, tecnicamente, le difficoltà principali di una gara come la 24 Ore e di un circuito come Daytona?

Ogni pista ha le sue caratteristiche, Daytona ha un banking tra i più ripidi al mondo, che arriva fino a 31°. Bisogna adattarsi in fretta, perché è una condizione totalmente differente rispetto ai nostri circuiti, c’è un forte schiacciamento verticale oltre alla g-force laterale. E poi c’è il traffico, complicato da gestire perché la pista è piccola in confronto a Le Mans e le macchine sono comunque tante. Dovremo abituarci all’ausilio degli spotter, altra cosa nuova per noi e altra componente americana con cui dobbiamo fare i conti.

Pensi che Daytona per Cetilar Racing possa essere la prima e ultima gara nel circuito IMSA?

Mai dire mai… Il sogno è fare anche le altre gara di durata del campionato endurance, ma vogliamo fare una cosa alla volta. Partiamo dalla gara più importante, per conoscere e vivere un modo di correre che è molto affascinante, e poi vedremo. Intanto dopo Daytona tutto il focus di Cetilar Racing sarà sul progetto LMGTAM nel WEC. Quindi, al momento, c’è davvero poco spazio per altri pensieri…